Ieri, all’ora di pranzo, Powell ci chiama e ci comunica di essere ricoverato presso l’ospedale di Torrette dopo il tentativo di darsi fuoco all’interno degli uffici dei servizi sociali di Ancona. Dopo esserci accertati che non fosse in grave situazione di salute, abbiamo scritto il comunicato che appare di seguito, inviato a tutti gli organi di stampa, i quali oggi hanno riservato a questa notizia locandine e prime pagine dei giornali locali. Peccato però che abbiano volutamente omesso il nostro comunicato e al contrario abbiano fatto apparire il Comune attivo nella ricerca di un alloggio di emergenza, quando noi insieme a Powell da quasi quattro mesi abbiamo allertato tutte le figure competenti e responsabili del caso. Oggi leggiamo menzogne in merito all’accaduto; da chi si permette di dire che non era a conoscenza della situazione di Powell, a chi sostiene di essere sul punto di trovargli una soluzione abitativa.
Ma oggi qualcuno dovrà prendersi le responsabilità del folle gesto di un ragazzo lasciato a se stesso e di chi lunedì mattina gli ha detto: ” Powell le soluzioni sono due, o torni al tuo paese o ti rivolgi alla chiesa per chiederle ospitalità”!
Noi, a questo punto, siamo in mobilitazione…
Adesso basta, davvero!
Ci sono storie che hanno dell’incredibile ma che al giorno d’oggi rappresentano la tremenda quotidianità di molti e molte, come inevitabili conseguenze di scelte politiche scellerate e devastanti.
Qualche mese fa pubblicammo un comunicato, dopo che il venditore di pesce tunisino si era dato fuoco in prefettura e dopo che la madre di Pawel, portiere della Konlassata, si era tolta la vita dopo aver subito uno sfratto e trovandosi in condizioni di difficoltà economica che le rendevano difficoltosa la ricerca di una nuova casa.
Denunciammo allora, con estrema durezza lo stato di disagio di Pawel, il quale a sua volta si è trovato senza casa e senza la possibilità di affittarne una, causa reddito troppo basso, oltretutto derivante da un lavoro precario.
Neanche dopo il suicidio della madre Pawel è riuscito dalle istituzioni locali ad avere il supporto che meritava la sua condizione.
Noi come Centro Sociale Asilo Politico abbiamo sin da subito non solo manifestato la nostra rabbia per l’assistenza negata alla mamma di Pawel e a tutte le persone come lei, ma ci siamo attivati affinché a lui non venisse riservato lo stesso indegno trattamento. La casa è un bene di primissima necessità per la vita di una persona ed è per questo che abbiamo fatto in modo di pretenderne una per lui, andando a interpellare chi ad Ancona ha competenze in merito. I servizi sociali del Comune e l’Assessore che si occupa della gestione delle case popolari sono stati contattati in più di un’occasione, ma ogni volta era un diniego, ogni volta uno schiaffo alla dignità di una persona già abbastanza sofferente. La cosa più assurda è che ogni volta sembrava che si dovesse andare a chiedere l’elemosina al feudatario di turno, come se l’abitazione non fosse un diritto imprescindibile per una vita degna.
La frustrazione si somma a frustrazione e il fatto di vedersi negato un così elementare diritto è niente in confronto al fatto di sapere che il Comune ha delle case popolari libere e sigillate e che nessuna di queste pare disponibile per lui, il motivo che viene fornito rimane un mistero tanto oscuro quanto assurdo. L’ultimo diniego l’ha subito lunedì nelle stanze del Comune, quelle stanze che dovrebbero servire a tutelarci come cittadini, ma che in realtà sono diventate stanze di frustrazione profonda per chi vi si affaccia.
Pawel vive da diversi giorni in condizioni di estrema precarietà all’interno del nostro centro sociale (che assolutamente non è adibito a questo scopo), poiché non ha altre soluzioni.
Oggi proprio a seguito dell’ennesima risposta negativa, come per altri in questo drammatico periodo, ha tentato di darsi fuoco per cercare di attirare l’attenzione sul suo caso, nella speranza di trovare al più presto una soluzione.
Le sue condizioni di salute al momento sembrano, per fortuna, non gravi.
Nel comunicato di maggio scrivemmo che non c’era più tempo da perdere, che bisognava agire e incitavamo il Comune a trovare una soluzione per questi casi emergenziali, se necessario anche violando il patto di stabilità. Tutte parole spese invano.
A quanto dimostrano i fatti il tema dell’emergenza reale non importa a chi occupa posizioni di responsabilità, l’unica emergenza che si vuole affermare è quella per snellire le procedure e trovare scorciatoie per soluzioni affaristiche e antidemocratiche.
A questa assurda farsa diciamo basta.
Ci reputiamo più che legittimati dai fatti avvenuti a intraprendere qualsiasi percorso per garantire a Pawel e a tutti quelli nella sua condizione, di beneficiare di un diritto innegabile, la casa.
CSA Asilo Politico
Polisportiva antirazzista “Assata Shakur”