Il giorno dopo il presidio contro lo sfratto della signora Elisabetta Violet, abbiamo effettuato un primo giro di ricognizione in diversi quartieri della città caratterizzati da una forte presenza di abitazioni popolari, per verificare lo stato delle abitazioni e incontrare le persone che in esse risiedono.
Il primo sopralluogo è avvenuto in una delle zone di Ancona sud con maggior densità di case popolari, all’interno del quartiere Ponterosso. Giunti in via Maestri del Lavoro, l’impatto iniziale è quello che appare solitamente quando si attraversa un quartiere popolare, mostruosi blocchi edilizi che a un aspetto esteriore sono estremamente fatiscenti e che l’ERAP come ente gestore lascia al degrado, aspettandosi che le spese di manutenzione vengano sostenute dagli inquilini che necessitando di casa popolare non possono ovviamente sobbarcarsi un ulteriore impegno economico. Camminando lungo il viale che costeggia le numerose palazzine, si possono notare diverse porte e finestre sigillate con appositi pannelli di acciaio, che l’ERAP installa per evitare che vengano occupati abusivamente. D’altro canto a fronte di numerose richieste presentate all’ERAP, la solita risposta data è quella dell’insufficiente numero di locazioni in grado di soddisfarle tutte.
Ricordiamo che uno degli appartamenti ubicati nella via, venne occupato da Pawel, insieme alla compagna e alla figlia, storia che seguiamo da vicino fin dall’inizio e che dopo il suo tentato suicidio, è ad oggi ricoverato nel reparto di psichiatria da cui pretendiamo che venga al più presto dimesso, perché al suo gesto di disperazione avrebbero dovuto rispondere non dei medici, attraverso un intervento farmacologico, ma le istituzioni responsabili di non aver provveduto ad assegnargli un alloggio.
Fotografando gli appartamenti chiusi, abbiamo incontrato alcuni residenti, che confrontandosi con noi, hanno denunciato la pessima gestione dell’ERAP, sia nelle modalità di costruzione e manutenzione degli edifici, sia soprattutto nei criteri di assegnazione e gestione degli appartamenti.
Tra le varie denuncie emerse, una rilevante riguarda l’ultima ristrutturazione avvenuta circa sei anni fa. Nell’occasione tutte le abitazioni sono state praticamente sventrate per bonificarle dall’amianto presente nella struttura. Tale operazione venne effettuata senza trasferire temporaneamente gli assegnatari, che si sono quindi ritrovati a contatto con le polveri dell’amianto sollevate dai lavori, oltre a dover convivere con i pavimenti allo stato grezzo; come se non bastasse la ristrutturazione fu interrotta per un periodo, per mancanza da parte dell’ERAP della liquidità necessaria per pagare la ditta.
In virtù della ristrutturazione effettuata, tutti gli alloggi internamente non necessitano di ulteriori interventi da parte degli operai, come invece ha dichiarato l’assessore alla casa e dirigente dell’ERAP Urbinati, giustificandosi riguardo alla questione degli alloggi disponibili ma non assegnati.
La signora intervistata ci ha poi mostrato l’ultima lettera inviatale dall’ERAP, che minaccia la risoluzione del contratto d’affitto e quindi lo sfratto, considerandola morosa per non aver sostenuto le spese condominiali. La famiglia in questione composta da cinque persone, che vivono con un solo stipendio, è stata costretta a delle scelte economiche che hanno comportato di valutare come prioritarie altre necessità. Paradossale la gestione coercitiva dell’ERAP che anziché tutelare chi non può permettersi una casa, arbitrariamente e clientelarmente ne dispone l’uso.
In merito ai criteri d’assegnazione, una testimonianza che ci ha molto colpito, riguarda la storia di una famiglia tunisina composta da sette persone costrette a vivere in 60 mq avendo a carico una bambina disabile di tre anni, che dopo diversi interventi chirurgici necessita di una camera sterile come disposto dai medici e di un parcheggio a lei dedicato sotto casa.
Dopo la visita al quartiere Ponterosso ci siamo spostati in altre zone della nostra città in cui abbiamo fotografato ancora alloggi barricati dalle lastre di acciaio e che ci auspichiamo come movimento per la casa neo-nato ad Ancona, di poter aprire e restituire a chi altrimenti non potrebbe godere di una casa.
Di seguito lanciamo i nostri prossimi appuntamenti:
18 NOVEMBRE ore 9:30 PRESIDIO IN TRIBUNALE PER SOSTENERE LA CAUSA DI ELISABETTA VIOLET CONTRO L’ORDINANZA DI SFRATTO DELL’ERAP.
29 NOVEMBRE ore 18 ASSEMBLEA CITTADINA APERTA SUL TEMA DELLA CASA IN ANCONA, PRESSO SEDE DELL’ANPI (P.ZZA ROMA, 22).