I centri sociali delle Marche occupano il consolato turco di Ancona
Durante il pomeriggio di giovedì 20 giugno, un gruppo di attivisti dei Centri Sociali delle Marche ha occupato il Consolato Turco di Ancona, bloccando gli uffici per più di un’ora e ammainando a mezz’asta la bandiera turca, in segno di lutto.
Gli attivisti dietro uno striscione con scritto ”Erdogan assassino. Resistanbul”, hanno tenuto una conferenza stampa dentro il consolato esprimendo la propria solidarietà e complicità con i rivoltosi.
Imbarazzante la non-posizione del console, che si è trincerato dietro una vaga e generica solidarietà a tutta la popolazione turca, come se gli insorti di piazza Taksim e le loro istanze di laicità, libertà e democrazia, fossero paragonabili ai servi in divisa e non, di Erdogan e alle sue politiche confessionali, autoritarie e oligarchiche.
Alla conferenza stampa organizzata dai manifestanti all’interno degli uffici del consolato ha preso parte anche Moira, un’attivista maceratese appena rientrata da Istanbul, che davanti al console onorario, ha potuto testimoniare delle violenze del regime di Erdogan come della resistenza di Gezi Park e Piazza Taksim.
Finita l’occupazione, i manifestanti si sono diretti in corteo fino alle reti che separano la città dal porto e lì hanno appeso uno striscione di dieci metri con scritto “Gezi park bene comune. Per un euromediterraneo in rivolta”. Non solo un auspicio rivolto al mare e al suo orizzonte – in occasione della giornata del rifugiato – ma la volontà di costruire anche in Italia un’opposizione sociale alla crisi e agli apologeti dell’austerità e dei sacrifici, così come sta accadendo in Grecia e in Spagna, in Bulgaria e in Slovenia, in Tunisia e in Turchia e così com’è avvenuto a Francoforte.