Oggi l’abitazione è un lusso per tutte le persone che con redditi bassi o occupazioni intermittenti tentano di costruirsi un’esistenza dignitosa, un lusso concesso solo a chi può comprarla a caro prezzo. È sempre più evidente come questo sistema ci voglia non cittadini e cittadine con dei doveri e dei diritti, ma consumatori senza voce in capitolo su nulla, meri acquirenti di beni e servizi, che ogni giorno in misura maggiore ci vengono negati da politiche che distruggono il welfare e svendono la nostra dignità. A chi non può comprare è riservato un posto ai margini della società, dove la formazione, la salute, la casa, il cibo e la possibilità di un futuro degno sono un miraggio.
L’emergenza abitativa sta esplodendo in tutta Italia e in tutti quei Paesi che come il nostro sono nella morsa delle misure di austerità imposte dalla troika europea. Al peggiorare della crisi, aumentano i casi di persone che rimangono senza casa; il problema degli sfratti e il disagio sociale a esso legato sono in forte aumento anche nella città di Ancona. Qualche mese fa parlammo di Pawel, un giovane ventiquattrenne rimasto senza casa e che tentò di darsi fuoco dopo tutti i dinieghi ricevuti dall’amministrazione pubblica.
Oggi siamo andati a conoscere la signora Elisabetta Violet, che vive in una casa popolare; la sua storia è stata ripresa anche dalla stampa locale nel momento in cui il Comune di Ancona ha deciso di sfrattarla, in quanto occupante abusiva dell’immobile. Elisabetta ci ha raccontato la sua storia, a partire da quando entrò abusivamente nella casa, non potendo permettersene una; dopo non molto tempo, il Comune iniziò a chiederle un affitto di 80 euro circa, nonostante fosse “occupante senza titolo”, quindi pur senza un riconoscimento ufficiale e considerandola di fatto un’inquilina abusiva, le venne chiesto un affitto come se venisse legittimata la sua presenza nella casa.
Dopo sei anni l’affitto passò a 260 euro circa, ma Elisabetta ora non è più in grado di pagarlo, di conseguenza il Comune anziché trovare una soluzione, ha deciso di cacciarla dall’immobile disponendo lo sfratto, dopo una proroga, per l’8 Novembre. Elisabetta nel frattempo ha vinto ben tre cause con l’ente che gestisce le case popolari, l’ERAP, per rimanere nell’immobile e anche se l’ultima l’ha persa, i procedimenti giudiziari che si occupano della sua situazione sono ancora in corso.
Ci chiediamo come si possa essere talmente sordi, ciechi e irresponsabili da togliere la casa a una persona che non ha altro posto dove andare a vivere, specialmente in questa congiuntura economica che non offre alternative. Ci chiediamo come si possa ancora rimandare il problema dell’emergenza abitativa e non affrontarlo in maniera organica e tempestiva. Ci vuole un piano a breve termine per le emergenze del presente (considerando anche l’arrivo dell’inverno) e un massiccio piano a lungo termine che riesca a garantire la casa a tutte le persone in difficoltà. Non è il tempo delle mezze soluzioni, o peggio delle non soluzioni. Il problema è imponente e tale deve essere la risposta di chi ha il compito di gestirlo, anche perché risposte non adeguate producono solo meccanismi discriminatori e dinamiche di guerra tra poveri.
L’8 Novembre saremo in Via Cardeto, a difendere la signora Elisabetta da uno sfratto forzato che non riteniamo giusto e da qualsiasi altra intimidazione. La casa è un diritto, la casa non si tocca!
¡No pasarán!
Centro Sociale Autogestito Asilo Politico
Associazione Shimabara Marche