Sull’assemblea del 29 novembre per il diritto alla casa

Venerdì 29 novembre scorso si è svolta presso la sede dell’ANPI di Ancona la prima assemblea per il diritto alla casa, assemblea pubblica indetta dal progetto “Ancona bene comune” a cui hanno partecipato tutte la associazioni che stanno lavorando per affrontare l’emergenza abitativa che si sta sempre più drammaticamente delineando in città.

La risposta cittadina in termini di partecipazione è stata ottima, segno che sull’argomento iniziano a muoversi anche diverse sensibilità. Nutrita anche la partecipazione di migranti, che sono forse il soggetto più colpito dalla mancanza di possibilità abitativa. L’incontro è stato promosso, infatti, per iniziare a concretizzare una risposta dal basso all’emergenza casa che la crisi sta delineando sotto forma di aumento vertiginoso degli sfratti per morosità dalle case ERAP, di numero di persone che dorme all’addiaccio e di aumento dei soggetti che entrano nelle graduatorie per alloggio popolare portando tali graduatorie a un’intollerabile lunghezza.

Il  primo argomento affrontato è stato l’analisi dei numeri dell’emergenza che ci troviamo ad affrontare. Il progetto Ancona bene comune ha infatti da tempo iniziato un lavoro di informativa/monitoraggio degli alloggi disponibili ad Ancona, richiedendo al comune e all’ente gestore delle abitazioni popolari (ERAP) di fornire i dati sugli alloggi posseduti, quelli assegnati e quelli vuoti. Iniziano infatti già da qui le prime difficoltà poiché ci si trova di fronte a un vero e proprio ostruzionismo da parte delle istituzioni che o per volontà di non fornire informazioni o addirittura per incompetenza amministrativa, non hanno fino a oggi fornito dati certi in merito. Nella battaglia per il diritto alla casa sarà quindi necessaria anche una “moralizzazione”, in primis dei lautamente pagati dirigenti dell’ente, per obbligarli a fornire quelle risposte che la città di diritto si attende.

L’intervento dell’ex assessore alle politiche sociali Napolitano è stato molto utile per capire le criticità della gestione pubblica dell’alloggio popolare. Un esempio: esistono numerosissimi monolocali non occupati di proprietà dell’ERAP che sono murati perché non idonei a essere assegnati vista la bassa metratura. Il regolamento infatti prevede una abitabilità solo per appartamenti sopra i 45 metri quadri, condannando tutti quelli che non vi rientrano a marcire nel disuso.

Con il paradosso che in cima alle graduatorie di assegnazione degli alloggi popolari, sempre per regolamento, ci sono le famiglie numerose che richiedono alloggi più spaziosi, mentre sono esclusi tutti quei “nuovi poveri” che si trovano, magari a causa di una separazione, a dover alloggiare nelle proprie auto o in appoggi di fortuna, non potendo usufruire in città di quei monolocali vuoti.

L’intervento più toccante è stato però quello di chi sta veramente pagando il prezzo più alto di questa situazione: i migranti. Due richiedenti asilo hanno illustrato la propria situazione, simile a quella di decine di altri, per cui finito il periodo del progetto di accoglienza, si sono trovati a vivere nell’eterna ricerca di un alloggio per passare la notte e nella peggiore delle ipotesi a dormire alla stazione con le gelide temperature invernali.

I prossimi passi. E’ evidente che la discussione deve essere concretizzata trovando una soluzione immediata che possa da una parte fornire una risposta a chi è costretto a dormire “all’aperto” e che dall’altra apra un discorso pubblico di confronto con le autorità che vada nel senso di “obbligare” le istituzioni a concedere gli innumerevoli spazi inutilizzati di proprietà comunale a chi ne ha necessità.

I prossimi appuntamenti lanciati dall’assemblea sono:

  • domenica 8 Dicembre nuovo incontro con tutti gli interessati a costruire un percorso di riappropriazione degli immobili abbandonati;
  • martedì 10 Dicembre picchetto per impedire lo sfratto di un’inquilina da parte dell’ERAP, caso che da diverso tempo è seguito dal progetto “Ancona bene comune”.

Progetto Ancona Bene Comune